Notizie storiche relative al territorio di Pescaglia ed alle popolazioni che lo hanno abitato si perdono nella notte dei tempi e si possono ricavare solo da tracce del tessuto urbanistico ancora oggi rinvenibili piuttosto che da documenti certi. Il primo documento scritto che inserisce Pescaglia nella storiografia delle genti è una pergamena dell’anno 800.
In realtà, alcuni scavi effettuati nella "Buca Delle Fate" offrono prove sufficienti per ritenere che il territorio fosse già abitato nel periodo neolitico circa: 5/6000 a.C. Si può, altresì, rinvenire traccia di presenze Liguri-Apuane che avevano a loro volta subito l’influenza delle popolazioni celtiche. Gli Apuani erano una popolazione che non conosceva il commercio e viveva soprattutto di pastorizia e di agricoltura. Questa è solo una brevissima escursione nella storia più antica di Pescaglia, che si arricchisce di documenti più certi dopo l’arrivo dei Romani a Lucca intorno al 180 a.C.
Sono molteplici le testimonianze della presenza romana a Lucca ad iniziare dall’impostazione urbanistica della città, che si sviluppava, appunto, secondo il loro schema del Cardo Maximus e Decumanus Maximus e dai resti della prima cerchia muraria. Anche Pescaglia conserva, più o meno visibili, i segni di questi passaggi epocali, ma, in particolare modo, la presenza romana è testimoniata dai toponimi locali, molti di chiara derivazione latina (Es. Gello da a-gellum - piccolo campo, Vetriano da podere di Veturius, Torcigliano da podere di Torcilius, Focchia da focula- piccoli fuochi, Roggio da rogius, e molti altri ancora in piccole località)
Fa eccezione a quanto detto la frazione di Monsagrati il cui nome è di chiara derivazione longobarda: si deve, infatti, alla fusione di Monasterium Sigherado ritenendo quest’ultimo un nobile o alto prelato di quel popolo, che fece, quindi, una sia pur rapida apparizione nel territorio pescaglino.
Notizie ancor più documentate cominciamo ad averle poco prima dell’anno 1000, quando le diverse comunità iniziano ad organizzarsi autonomamente nei Pagus (paesi) e ad avere come punto di riferimento religioso, economico, sociale e culturale le diverse chiese.
Da una molteplicità di rogiti notarili dai diversi archivi parrocchiali ci arrivano notizie sempre più definite della storia locale. E’ però con l’avvento della Repubblica di Lucca che la vita di Pescaglia subisce i cambiamenti più profondi sotto tutti gli aspetti. Rappresentando il territorio di Pescaglia una terra di confine la Repubblica avverte la necessità di fortificarlo e così, nell’anno 1584, commissiona a Vincenzo Civitali, nipote del più noto Matteo, di ristrutturare le mura con un castello per tutelarsi dalle aggressioni degli Estensi. E sempre con la repubblica di Lucca la comunità di Pescaglia inizia a godere di una notevole autonomia amministrativa e ad organizzarsi in Comuni, che si vanno via via dotando di Statuti apprezzabili per la loro straordinaria modernità (vedi es. Statuti di Colognora e Vetriano della seconda metà del XV secolo e di Pescaglia e della Valfreddana dell’inizio del XVI secolo, trascritti di recente dal Prof. Claudio Ferri).
La storia più recente è possibile ricavarla dai diversi Archivi, da quello comunale di recente riordinato a quello di Stato a Lucca ed alla molteplicità di archivi Parrocchiali. Da questi si può leggere un tessuto sociale in tutta la sua dimensione, apprezzarne la crescita e comprenderne i mutamenti nel tempo. Una economia prevalentemente pastorale (la Val di Turrite costituiva la zona per l’alpeggio) si era trasformata in un’attività agricola ed alla coltivazione della selva e del castagno (che ha rappresentato per secoli la vera ricchezza alimentare per la popolazione di Pescaglia).
Intorno alla seconda metà del XIX secolo, sulla scia dell’industria tessile che aveva fatto la ricchezza di tanti borghesi della Repubblica di Lucca, anche a Pescaglia si diffuse la coltivazione del gelso per allevare il baco da seta e sorsero così le prime filande (le più note quelle dei Bianchini di Villa Buona, dei Pieri di Convalle, dei Pepi di Piegaio). Arrivò quasi contemporaneamente in Val Pedogna e in Val di Roggio l’industria della carta. Ancora da prima in queste stesse zone era ben fiorente l’arte del ferro (ferriera Galgani già presente dal 1500 e Stefani), favorite dall’arrivo del ferro dal mare attraverso il Passo del Lucese e necessarie per realizzare gli strumenti da lavoro per il bosco, il campo e la selva.
L’insieme di questi elementi aveva consentito una notevole crescita della popolazione residente,che però vuoi per la carenza di servizi essenziali quali una adeguata viabilità e bisogni sempre nuovi, con la fine del XIX e l’inizio del XX secolo fu costretta ad un doloroso esodo verso Paesi in rapido sviluppo quali U.S.A., Australia, Regno Unito, Francia e Belgio.
Dopo le vicende drammatiche e sofferte delle due grandi guerre abbiamo assistito ad un rapido sviluppo industriale della Val Freddana, favorita dalla vicinanza a Lucca ed alla Versilia. Per tali motivazioni fra gli anni 50 e 60 buona parte della popolazione si è insediata proprio lì. Al momento attuale si trova distribuita in modo disomogeneo nelle complessive 16 frazioni in cui si suddivide l’intero territorio e ammonta, complessivamente, come risulta dagli ultimi censimenti ed aggiornamenti a circa 3.800 abitanti.
Le frazioni iniziando dal Capoluogo Pescaglia, sono: Colognora, Convalle, Fiano, Focchia, Fondagno, Gello, Loppeglia, Monsagrati, Pascoso, Piegaio, S. Martino in Freddana, S. Rocco in Turrite, Torcigliano, Vetriano e Villa a Roggio.